venerdì, febbraio 02, 2007

MARGHERITA MARIA ALACOQUE

Venerdì 30 maggio i cattolici festeggiano la ricorrenza del Sacro Cuore di Gesù.

Se vi pare che la successiva citazione abbia poco o nulla a che fare con ciò, domandatevi cosa ci sia da festeggiare.


Margherita Maria Alacoque - Vita scritta da lei stessa

"7 I. Trionfa sulle sue ripugnanze naturali con atti di eroismo
Ero talmente schifiltosa, che la minima sporcizia mi sconvolgeva lo stomaco. Lui mi rimproverò tanto su questo punto, che una volta, volendo pulire il vomi­to d'una malata, non riuscii a impedirmi di farlo con la lingua e di mangiarlo, dicendogli: "Se avessi mille corpi, mille amori, mille vite, io li immolerei per es­servi schiava". E allora trovai in quell'azione tali delizie, che avrei voluto trovarne di simili ogni gior­no, per imparare a vincermi, senza altro testimone che Dio. Ma la sua bontà, cui solo ero in debito di avermi dato la forza per dominarmi, non mancò di rendermi palese il piacere che quel gesto gli aveva procurato. Infatti, la notte successiva, se non mi sbaglio, mi tenne quasi due o tre ore con la bocca incollata sulla piaga del suo sacro Cuore, e mi sareb­be difficile esprimere ciò che provavo allora e gli ef­fetti che questa grazia produsse nella mia anima e nel mio cuore. Questo basta a spiegare le grandi bontà e misericordie riversate dal mio Dio su una creatura così miserabile. Tuttavia, Lui non voleva affatto attenuare la mia sensibilità né le mie grandi ripugnanze, sia per ono­rare quelle che Lui aveva voluto patire nel giardino degli Ulivi, sia per fornirmi strumenti di vittorie e umiliazioni. Ma, ahimè, io non sono sempre fedele e spesso cado! Era una cosa cui pareva prendere gu­sto, sia per confondere il mio orgoglio, sia per rafforzarmi nella diffidenza verso me stessa, mo­strandomi che senza di Lui potevo solo far male e avere continue cadute senza potermi risollevare. Al­lora quel sovrano Bene della mia anima veniva in mio soccorso e, come un buon padre, mi tendeva le braccia del suo amore, dicendomi: " Sai bene che non puoi nulla senza di me". Questo mi faceva scio­gliere di riconoscenza per la sua amorevole bontà e mi mettevo a piangere, vedendo che non si vendica­va dei miei peccati e delle mie continue infedeltà, ma m'inondava di eccessi d'amore con cui sembrava combattere le mie ingratitudini. Talvolta me le met­teva sotto gli occhi, insieme alla moltitudine delle sue grazie, e mi ritrovavo nell'impossibilità di par­largli se non con le lacrime agli occhi, soffrendo più di quanto riesco a riferire. Così quel divino Amore si divertiva con la sua indegna schiava. E una volta in cui ero stata colta da nausea mentre accudivo una malata che aveva la dissenteria, mi rimproverò così aspramente, che, per riparare a que­sta colpa, mi vidi costretta, mentre andavo a butta­re via ciò che quella aveva fatto, a bagnarvi a lungo la lingua dentro e a riempirmene la bocca. Avrei in­goiato tutto se Lui non mi avesse ricordato l'obbe­dienza, che non mi permetteva di mangiare nulla senza permesso. Dopodiché mi disse: " Sei davvero pazza a fare queste cose!". Io gli risposi: "O mio Si­gnore, lo faccio per farvi piacere e conquistare il vo­stro cuore divino, che spero non mi rifiuterete. Ma Voi, mio Signore, cosa non avete fatto per conqui­stare il cuore degli uomini e, nonostante ciò, loro ve lo rifiutano e molto spesso vi cacciano via". "E ve­ro, figlia mia, che il mio amore mi ha fatto sacrificare tutto per loro, senza esserne ricambiato. Ma io voglio che tu supplisca, per i meriti del mio sacro Cuore, alla loro ingratitudine".


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