martedì, febbraio 13, 2007

Il clima

Ciao,

si fa un gran parlare di come e quanto il clima stia cambiando. Procediamo con ordine. Il clima cambia? Si, è vero. Però è altrettanto vero che cambia in continuazione, più o meno da quando esiste il nostro pianeta. E di questo esistono solide prove, basta cercarle. Si tratta dunque di un fenomeno naturale. Ma, si dice, quello che sta accadendo oggi non ha precedenti: il cambiamento è troppo veloce e porterà tra 50 o 70 anni alla desertificazione delle zone mediterranee, all'innalzamento del livello del mare, etc. Ma è vero tutto ciò? A tal proposito ho alcune cose da dire. Da rilievi tramite carotaggi effettuati in Groenlandia è emerso che variazioni climatiche improvvise e di notevole entità si sono verificate piuttosto spesso negli ultimi milioni di anni, solo che i catastrofisti non erano presenti per rilevarle. Inoltre, per concludere, mi chiedo come siano possibili previsioni sulle variazioni climatiche a 50 anni, quando non si riesce ad avere una previsione meteo attendibile a tre giorni.

Come in molti altri casi, chi grida "Al lupo" cerca facili guadagni...

http://www.galileo2001.it/materiali/documenti/Franco_Battaglia/05_09_20_battaglia.php


giovedì, febbraio 08, 2007

Il basilico è pericoloso?


Ciao,
ti piace il pesto alla genovese, vero? Come tutte le cose buone però, esiste un rovescio della medaglia. Nel 2001 è stato pubblicato un articolo sulla rivista scientifica J. Agric. Food Chem. (2001, 49, 517-521) da alcuni scienziati italiani. L’articolo è facilmente reperibile sul web (provate a ricercare le parole “Ocimum basilicum genovese gigante”).
Lo studio ha esaminato, in particolare, una varietà di basilico denominata Genovese Gigante, la quale sembra essere la più largamente impiegata per la produzione del celebre pesto, grazie alle sue qualità organolettiche. Anzi, le foglie provenienti dalle piantine più giovani sembrano le più ricercate. Gli autori hanno messo in relazione il contenuto di metileugenolo nell’olio essenziale estratto dalle piante studiate, con l’altezza (e quindi l’età) delle piantine stesse. I risultati dimostrano che il metileugenolo è il principale componente dell’olio essenziale ottenuto da foglie prelevate da piantine non più alte di 10 cm. Quando la pianta è più alta, la quantità di metileugenolo decresce.


Metileugenolo

Ma cos’è il metileugenolo? E’ una sostanza probabilmente derivata per via enzimatica dall’eugenolo, anch’esso presente nell’olio essenziale, estratto dalle foglie di basilico. Ma a noi interessa il metileugenolo, in quanto ritenuto cancerogeno secondo studi effettuati sugli animali. In una porzione di pesto, preparato con giovani piante di Genovese Gigante, la quantità di metileugenolo si può considerare non trascurabile, e quindi, gli autori dell’articolo auspicano che si utilizzino piante mature, e non giovani, per la preparazione del pesto alla genovese. Ci facciamo due spaghetti alla carbonara stasera?



mercoledì, febbraio 07, 2007

I buffoni della politica

Ciao,
sono infuriato, sono indignato, ma sono sincero. I nostri buffoni non fanno ridere, non l’hanno mai fatto. Sono maschere tragiche, che nessuno indosserebbe a carnevale. A ragione. Sarebbe pericoloso camuffarsi da Berlusconi: potresti essere catturato dai comunisti o ucciso da un sicario assoldato dalla seconda moglie. Se ti travesti da Pannella saresti costretto al digiuno fino al mercoledì delle ceneri: niente frappe. La maschera di Buttiglione ti confinerebbe a Cartoonia per il resto della vita. Con le facce di Amato, Prodi e Mastella verresti linciato per strada dai Power Rangers o da un Uomo Ragno panciuto. Un Califfo (non si sa se quello vero) arrapato può essere pericoloso per una Melandri in gonna e parrucca. Stanno macchinando un atroce scherzo di carnevale. Alla faccia di Filippo Raciti. Anzi, grazie a lui ed alla sua morte. Non sono migliori dei suoi assassini. Sono vampiri che stanno succhiando denari da questa storia. Senza bisogno dei denti finti: hanno quelli veri, loro.
La storia è arcinota: FUORI dallo stadio di Catania si è svolta la Battaglia omonima. Filippo Raciti è morto. Assassinato. Si sta cercando l’omicida. Ma il vero colpevole è stato già individuato dai nostri buffoni: è lo stadio. Non è a norma, e quindi è tutta colpa sua. Non di chi non l’ha adeguato, non di chi ha concesso deroghe, non di delinquenti inferociti. Lo arresteranno? Lo processeranno? Lo condanneranno? Lo imprigioneranno?
No. Niente di tutto questo. Gli regaleranno un bel lifting. A spese nostre naturalmente. E loro ci faranno la cresta, come fanno sempre.
Sebbene gli scontri con le forze dell’ordine avvengano generalmente fuori dagli stadi, a margine di un evento sportivo che funge chiaramente da pretesto, ci dicono che il problema è la sicurezza negli stadi (cioè all’interno di essi). E’ scandaloso e falso e lo possono verificare tutti. A che serve identificare chi entra allo stadio se i delinquenti aspettano fuori? Se lo stadio di Catania avesse avuto i tornelli, la battaglia si sarebbe evitata? Negli stadi si possono verificare risse, è vero. Ma gli episodi più gravi nascono fuori: chi permette l’ingresso di motorini sugli spalti? E i razzi chi li fa entrare?
Il nostro è un problema di educazione e di cultura, ma i buffoni non hanno interesse a risolverlo, anzi. Un popolo ignorante e rozzo è più facile da prendere in giro, come in questo caso. Per loro il problema è un altro: i soldi. Da quanto tempo si dice che dobbiamo rifare gli stadi? Ecco, questa è un’occasione da non farsi scappare, anche perché in caso contrario si rischia di perdere l’organizzazione dei campionati europei del 2012 (principale preoccupazione di Pancalli dopo i fatti di Catania). Rifare gli stadi per i mondiali del 1990 costò al paese cifre da capogiro, servite più che altro ad arricchire i buffoni di allora. I presidenti dei grandi club e gli abbonati non vogliono gli stadi vuoti: perderebbero soldi. Le televisioni (e quindi anche Berlusconi) non vogliono che il calcio si fermi: perderebbero soldi. E quindi? Quindi tutto tornerà come prima, dopo qualche giorno di digiuno purificatore. In tutto ciò, ho apprezzato Matarrese quando se l’è fatta addosso. Chiaramente è stata una gaffe involontaria: gli scappava e non ha saputo trattenerla. Cosa? La verità. E’ stato l’unico che abbia detto come stanno veramente le cose, ed i suoi colleghi buffoni avrebbero voluto ammazzarlo. Sul serio. Perché non li ammazziamo noi?

lunedì, febbraio 05, 2007

La Battaglia di Catania

Ciao,
in questi giorni piangiamo tutti la scomparsa di Filippo Raciti durante la Battaglia di Catania. E sempre in questi giorni ho sentito tante di quelle corbellerie sull’argomento, che mi sento costretto ad intervenire con questo post.
Catania è una piazza calda, come hanno confermato molti ex-calciatori che vi hanno trascorso parte della loro carriera. Tuttavia, i fatti luttuosi di sabato sarebbero potuti accadere ovunque. Le scritte apparse sui muri di molte città italiane, costituiscono la prova che il campo di battaglia è esteso a tutto il territorio nazionale. C’è una guerra tra fazioni di colore diverso: da una parte c’è lo stato, dall’altra gruppi più o meno numerosi, più o meno organizzati, più o meno schierati politicamente, più o meno manipolati, ma comunque violenti e desiderosi di combattere la propria guerra. Non saprei come definirli, forse delinquenti, certamente non tifosi. Le ragioni di tanta ferocia possono essere diverse. Tra tutte, si parla di disagio sociale. Da cosa abbia origine questo disagio nessuno lo dice. I nostri politicanti si sono limitati ad esprimere cordoglio alla famiglia colpita, ed ad affermare che si è passato il limite e saranno attivati provvedimenti severissimi. Esattamente quanto detto e fatto pochi mesi or sono dal di allora ministro Pisanu. A quanto pare inutilmente. E non mi importa sapere se per deficienze dei provvedimenti o di chi avrebbe dovuto farli rispettare. A questo punto la domanda è: cosa dobbiamo aspettarci?
Ecco come la vedo io. La nostra società non è malata, come pure sento spesso dire. E’ decadente. Ci troviamo in una fase in cui diamo importanza all’effimero, all’apparenza, all’ostentazione. Non badiamo a come stanno le cose, ci interessa come sembrano. Curiamo la forma, non la sostanza. Ci interessa il successo come scopo finale, non come conseguenza di particolari meriti. I programmi televisivi propongono soprattutto modelli di questo tipo. E più sono idioti, più hanno successo. Speriamo di aver toccato il fondo con Frizzi e i cani dei vip. In questo contesto non abbiamo tempo né voglia di lavorare. Gli immigrati lo stanno facendo per noi: loro sono le formiche. Siamo troppo occupati a godere di quanto costruito dalle generazioni passate: noi siamo la cicala. Ma non può durare a lungo: finiremo come tutte le civiltà che si sono succedute nel corso della storia. Saremo spazzati via da altri che prenderanno il nostro posto. Ma anche loro, raggiunta una posizione dominante, si adagieranno e faranno la stessa fine. E’ nella natura dell’uomo. Come la violenza. Inutile negarlo, siamo animali violenti. Biologicamente si tratta di un eccesso di testosterone (ecco perché sono violenti soprattutto i maschi), che deve essere smaltito. Come? Mi vengono in mente due modi: il sesso e la violenza, il che significa procreazione e affermazione (intesa sia come affermazione di sé, sia come sopraffazione altrui). Ed in una società come quella che vedo io, la violenza e l’affermazione sono da preferirsi al sesso, che per inciso, non regala le scariche di adrenalina tipiche delle situazioni critiche e di pericolo. Ecco, la guerra urbana di Catania, molti crimini dei nostri giorni, persino il malgoverno dei nostri politicanti (che dopotutto fanno soltanto gli interessi di chi li controlla), sono da ricondurre, secondo me, ad una pulsione irrefrenabile che mira all’affermazione e alla sopraffazione. I nostri padri, i nostri nonni avevano altro di cui occuparsi: due guerre mondiali e un ventennio di dittatura nel secolo scorso, con tutte le conseguenze che ne sono derivate.
In tutto ciò, sinceramente, credo che il calcio e lo sport siano eventi marginali. Chi li vuole tirare in ballo sta cercando un alibi: le partite di calcio sono un inciso via via meno importante nelle pagine dei quotidiani sportivi. A conferma di ciò, in una domenica senza partite tutte le trasmissioni che discutono di calcio sono andate regolarmente in onda. Probabilmente con dati di ascolto migliori del solito: meglio un morto che un bel tre a zero. Perché, come ho avuto modo dire in passato, è soltanto una questione di soldi. E sul calcio se ne fanno tanti. Per questo il mondo del calcio non può cambiare, né a causa del doping né a causa di dirigenti e arbitri corrotti, né a causa di episodi di violenza. Con enormi vantaggi per tutti coloro che ci stanno dentro: calciatori, allenatori, opinionisti, dirigenti e presidenti. Un esempio per tutti: il presidente del Catania sabato voleva mollare tutto, ma oggi ci ha già ripensato. Un’ultima riflessione, forse cinica, forse fuori luogo, forse in quel contesto io non sarei migliore. Non mi era mai capitato di vedere, a fronte di un crimine commesso in una terra con determinati problemi (di traffico, direbbe Benigni), tanta gente mettere la faccia di fronte ad un microfono, per manifestare la propria condanna. Vedremo se al prossimo morto ammazzato (di traffico) i catanesi saranno ugualmente disponibili oppure torneranno a dire:”Nienti sacciu”.

venerdì, febbraio 02, 2007

MARGHERITA MARIA ALACOQUE

Venerdì 30 maggio i cattolici festeggiano la ricorrenza del Sacro Cuore di Gesù.

Se vi pare che la successiva citazione abbia poco o nulla a che fare con ciò, domandatevi cosa ci sia da festeggiare.


Margherita Maria Alacoque - Vita scritta da lei stessa

"7 I. Trionfa sulle sue ripugnanze naturali con atti di eroismo
Ero talmente schifiltosa, che la minima sporcizia mi sconvolgeva lo stomaco. Lui mi rimproverò tanto su questo punto, che una volta, volendo pulire il vomi­to d'una malata, non riuscii a impedirmi di farlo con la lingua e di mangiarlo, dicendogli: "Se avessi mille corpi, mille amori, mille vite, io li immolerei per es­servi schiava". E allora trovai in quell'azione tali delizie, che avrei voluto trovarne di simili ogni gior­no, per imparare a vincermi, senza altro testimone che Dio. Ma la sua bontà, cui solo ero in debito di avermi dato la forza per dominarmi, non mancò di rendermi palese il piacere che quel gesto gli aveva procurato. Infatti, la notte successiva, se non mi sbaglio, mi tenne quasi due o tre ore con la bocca incollata sulla piaga del suo sacro Cuore, e mi sareb­be difficile esprimere ciò che provavo allora e gli ef­fetti che questa grazia produsse nella mia anima e nel mio cuore. Questo basta a spiegare le grandi bontà e misericordie riversate dal mio Dio su una creatura così miserabile. Tuttavia, Lui non voleva affatto attenuare la mia sensibilità né le mie grandi ripugnanze, sia per ono­rare quelle che Lui aveva voluto patire nel giardino degli Ulivi, sia per fornirmi strumenti di vittorie e umiliazioni. Ma, ahimè, io non sono sempre fedele e spesso cado! Era una cosa cui pareva prendere gu­sto, sia per confondere il mio orgoglio, sia per rafforzarmi nella diffidenza verso me stessa, mo­strandomi che senza di Lui potevo solo far male e avere continue cadute senza potermi risollevare. Al­lora quel sovrano Bene della mia anima veniva in mio soccorso e, come un buon padre, mi tendeva le braccia del suo amore, dicendomi: " Sai bene che non puoi nulla senza di me". Questo mi faceva scio­gliere di riconoscenza per la sua amorevole bontà e mi mettevo a piangere, vedendo che non si vendica­va dei miei peccati e delle mie continue infedeltà, ma m'inondava di eccessi d'amore con cui sembrava combattere le mie ingratitudini. Talvolta me le met­teva sotto gli occhi, insieme alla moltitudine delle sue grazie, e mi ritrovavo nell'impossibilità di par­largli se non con le lacrime agli occhi, soffrendo più di quanto riesco a riferire. Così quel divino Amore si divertiva con la sua indegna schiava. E una volta in cui ero stata colta da nausea mentre accudivo una malata che aveva la dissenteria, mi rimproverò così aspramente, che, per riparare a que­sta colpa, mi vidi costretta, mentre andavo a butta­re via ciò che quella aveva fatto, a bagnarvi a lungo la lingua dentro e a riempirmene la bocca. Avrei in­goiato tutto se Lui non mi avesse ricordato l'obbe­dienza, che non mi permetteva di mangiare nulla senza permesso. Dopodiché mi disse: " Sei davvero pazza a fare queste cose!". Io gli risposi: "O mio Si­gnore, lo faccio per farvi piacere e conquistare il vo­stro cuore divino, che spero non mi rifiuterete. Ma Voi, mio Signore, cosa non avete fatto per conqui­stare il cuore degli uomini e, nonostante ciò, loro ve lo rifiutano e molto spesso vi cacciano via". "E ve­ro, figlia mia, che il mio amore mi ha fatto sacrificare tutto per loro, senza esserne ricambiato. Ma io voglio che tu supplisca, per i meriti del mio sacro Cuore, alla loro ingratitudine".


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