mercoledì, novembre 21, 2007

Emergenza zingari


Ciao,
oggi tratterò un tema di scottante attualità: l’emergenza zingari. Per farlo porterò l’esempio di una famiglia, che chiamerò S., per questioni di rispetto della privacy.
La famiglia S. ha radici lontane, le sue origini risalgono a diversi secoli or sono. E’ una famiglia in cui le tradizioni hanno sempre avuto un ruolo fondamentale. Il Patriarca, o Capofamiglia, è colui che detiene il controllo totale di tutte le attività, che risulta proprietario di tutti i beni materiali, e che prende le decisioni importanti. Se la famiglia possiede delle terre, il potere del Capofamiglia si estende, in maniera assoluta, anche su coloro che ci vivono. Per questo motivo egli, tradizionalmente, desidera che ci si rivolga a lui con espressioni e/o titoli che possono corrispondere ai noti “Vostra Maestà” oppure “Sire”. La sua sposa è la regina. Il titolo di Capofamiglia si trasmette al primogenito maschio, insieme a tutti i beni di famiglia. Sia la primogenitura che una attenta politica matrimoniale, riguardante i cadetti e le figlie femmine, cui spesso sono imposti matrimoni combinati e di convenienza, guidati dall’opportunità economica, assicurano che il patrimonio familiare non sia frammentato, ma anzi fanno sì che aumenti nel tempo. In effetti, l’incremento delle ricchezze costituisce da sempre la maggiore responsabilità del Patriarca nel corso della sua vita.
Ora conosciamo meglio gli usi della famiglia S.
Ricostruiamo la storia recente di questa famiglia.
Nei secoli XVIII e XIX in special modo, i Patriarchi che si sono succeduti alla guida della famiglia hanno condotto una campagna di conquista e di annessione di nuovi beni, possedimenti e territori, a spese di altre famiglie, naturalmente. Tutti gli abitanti di tali territori sono dunque passati sotto l’autorità della famiglia S., la quale, in molti casi, non ha esitato a reprimere con la forza le eventuali manifestazioni di opposizione da parte della popolazione. Nel primo quarto del XX secolo, i domini della famiglia S. hanno raggiunto l’apice. Poi, subito dopo, il declino. Un capofamiglia debole, incapace, non all’altezza direi, ha permesso che un uomo forte, estraneo alla famiglia, assumesse il controllo della situazione. Quest’uomo ebbe la possibilità di esercitare un potere assoluto sulle terre e sui rispettivi abitanti, con esiti devastanti. Fu un errore gravissimo e dalle conseguenze irreversibili ed irreparabili: la famiglia non riuscì più a riprendere possesso dei suoi beni. Anzi fu costretta a fuggire all’estero: erano gli anni ’40. La famiglia, rimasta ormai senza casa né patria, si stabilì dapprima in Portogallo, dove aveva forse alcuni interessi importanti. Certamente non fu facile affrontare la situazione per il Patriarca dell’epoca, specialmente all’inizio, sebbene si possa ragionevolmente ipotizzare che prima della fuga, abbia predisposto tutto il necessario, affinché una parte considerevole del tesoro familiare restasse nelle proprie mani.
In ogni caso il nucleo familiare si sfaldò: la regina si separò dal capofamiglia, per trasferirsi in Svizzera portando con sé l’erede maschio. Questi, per sopravvivere, svolse attività di vario tipo che attirarono l’attenzione delle autorità: fu indagato per traffico di armi, omicidio volontario, porto abusivo di arma da fuoco e ha fatto parte di almeno una associazione inquietante. Alcune sue dichiarazioni di stampo lievemente razzista sono state in seguito ritrattate. Alcuni membri della famiglia hanno avanzato forti dubbi sulla legittimità del suo status di erede al titolo di capofamiglia.
Ciò nonostante, nei primi anni del nuovo millennio, è stato consentito a lui, la sua signora e suo figlio di tornare nel paese che gli diede i natali. Dopo pochi anni ha dato nuovamente prova delle sue qualità facendosi arrestare con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al falso, e associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. I procedimenti furono archiviati ma alcune intercettazioni telefoniche lasciano molti dubbi (o nessuno?) sul tipo di personaggio.
Il figlio è noto per non lavarsi le mani dopo aver pisciato.
Ora, tale pseudocapofamiglia e suo figlio, ritengono di essere stati defraudati del patrimonio (di cui, per come si sono svolti i fatti, nessuno dei due è mai stato legittimo proprietario) che i loro avi avevano depredato, e del quale i loro avi sono stati privati, in seguito a gravissime ed inespiabili colpe. Tali personaggi che definisco zingari, nella speranza che tornino a girovagare apolidi per il mondo, con rispetto furono allontanati dal nostro paese, con tolleranza sono stati di nuovo accolti. Ma siano ora, senza rispetto né tolleranza, poiché hanno dato ampia ed incontrovertibile dimostrazione di non meritarle, cacciati a calci senza possibilità di tornare.

martedì, novembre 20, 2007

Notizia curiosa

Ciao,

riporto esattamente come ricevuto dal notiziario dell'ADUC:

"CINA / Elastici per capelli da preservativi usati
Nella provincia meridionale Guangdong sono in vendita elastici per capelli fatti con preservativi usati. Gli elastici potenzialmente pericolosi vengono commercializzati in numerosi punti vendita e saloni di bellezza delle citta' Dongguan e Guangzhou, riferisce China Daily. Poiche' sono molto piu' convenienti degli altri, il loro successo cresce. I condom riciclati possono pero' ancora contenere batteri e virus, come mette in guardia il giornale. Secondo un dermatologo locale, non si puo' escludere l'infezione di una malattia genitale, Aids inclusa, poiche' le donne hanno l'abitudine di tenere in bocca l'elastico mentre si fanno la treccia o un nodo ai capelli. Intanto, un portavoce governativo ribadisce che riciclare i preservativi e' proibito."



Oceano?

Ma con quel cognome lì, andava bene Bobby...

mercoledì, novembre 14, 2007

I fatti di Badia al Pino


Di Gabriele sappiamo tutto, noi che non lo abbiamo conosciuto vivo. Faceva il DJ, era della lazio, la sua famiglia possiede un negozio di abbigliamento. Tutto qui? Vogliono farci credere che sia così. Anzi, dicono che la cosa più importante della sua vita fosse la lazio. L’hanno marchiato come tifoso, salvo aggiungere che era un bravo tifoso, di quelli moderati. Questo perché? Secondo me solo per unire con un ipocrita filo, nemmeno tanto sottile, la vicenda della sua morte con il mondo del calcio. Non prendiamoci per il naso! Un folle ed irresponsabile gesto di un agente di polizia, che sembra essere passato dalla parte dei buoni a quella dei cattivi nel brevissimo tempo della corsa di un proiettile, non centra nulla con il calcio. Da 40 o 70 metri non poteva vedere chi era presente sul sedile posteriore di quell’auto, tanto meno mirare al collo. Ma doveva sapere, non ci sono altre possibilità, che in quel modo poteva uccidere chiunque. Avrei potuto essere io, oppure un bimbo sul suo seggiolino, o la sua mamma. I quali non stavano recandosi a vedere un incontro di calcio. E allora parleremmo di tutt’altra storia. Ma, evidentemente, fa comodo (a chi?) così. Amato ha detto che nulla sarebbe accaduto se non ci fosse stata una rissa (?) in quella stazione di servizio. Vero. Concordo in pieno. Aggiungo anzi, che il problema delle risse non si presenterà più: la gente ha capito che oltre ai pugni potrebbe arrivare anche qualche pallottola.
La Feccia non ha perso tempo, ha rispolverato il suo frasario di circostanza, udito tante volte in precedenza: “il cordoglio”, “faremo luce”, “la famiglia”, “saremo inflessibili”, “la verità”. La verità. La verità è che la Feccia non sa, o non vuole, risolvere i problemi. Però li sposta. Da qui a lì. E per magia ci appaiono sotto una luce diversa. Così sembra che qualcosa sia stato fatto. Dopo i fatti di Catania, che nulla hanno a che fare col calcio, i rimedi proposti sono stati rigorosamente applicati? Sono serviti a qualcosa? No. Ad entrambe le domande. E allora di che stiamo parlando? I tifosi non sono quelli che girano armati di spranghe, coltellacci e forse pistole, alla ricerca di uno scontro. I tifosi sono persone che amano la propria squadra, parteggiano per essa, e talvolta la seguono. Basta. Non c’è altro. I delinquenti sono una cosa diversa. Non chiamiamoli tifosi per mascherare il fatto che per le nostre strade si permette ad essi di camminare liberamente.
Fermare il calcio è inutile. Un dispiacere per quelli come Gabriele. Un affare per i delinquenti.
Quello che ci hanno raccontato di Gabriele, è quasi zero. Era un fratello, era un figlio, era un amico, e chissà quante altre cose, magari nemmeno tutte positive. Chissà quante cose ancora era, e avrebbe voluto essere.
Di me, se dicessero che sono romanista e ascolto i Pink Floyd, non avrebbero detto nulla.
Da papà, vorrei non vivere mai il dolore dei genitori di Gabriele.
Da cittadino, vorrei i delinquenti in galera. Ma vorrei vederceli invecchiare. Vorrei che lavorassero per pagare tutti i danni causati. Vorrei vedere la speranza scomparire dai loro sguardi, anno dopo anno. E vorrei lo stesso per la Feccia.
Come ho già detto, in questi casi non c’è giustizia. Giustizia sarebbe: Gabriele a casa coi suoi, e l’agente in carcere. Ma non si può. E allora che sia la giustizia desiderata dalla famiglia Sandri.


martedì, novembre 06, 2007

Le tre fecce: la FECCIA, la Feccia e la feccia


La situazione è drammatica. Forse senza rimedio. La miccia è accesa e brucia rapidamente: quanto sarà lunga? I pupazzi cialtroni che ci governano insistono a tirare la fune. Insistono e persistono. Creano i problemi, fingono di affrontarli e pretendono di farci la morale. Gli ultimi episodi di cronaca costituiscono la normale e logica conseguenza di una situazione al limite. La donna trucidata. Il romeno arrestato. Le baracche demolite (e gli occupanti?). I romeni braccati e picchiati. Il governo romeno che si lamenta e rimprovera l’Italia (?!). I pupazzi cialtroni che litigano di cavilli e principi in parlamento senza concludere nulla. Questi ultimi sono la Feccia.
Ecco come la vedo io.
Esiste un gruppo di potere che si ritiene al di sopra di tutto e di tutti, la FECCIA. Prende decisioni nel proprio ed esclusivo interesse tramite i pupazzi cialtroni (la Feccia), i quali fingono, si badi bene, di appartenere a fazioni contrapposte. Ma è solo teatrino: Berlusconi e Prodi sono due schizofreniche manifestazioni dello stesso cancro che ci sta devastando. Interessi economici di pochi (la FECCIA) hanno determinato decisioni a livello nazionale ed europeo affinché paesi tra cui la Romania entrassero di corsa nell’UE. Questi ultimi ne hanno approfittato per darsi una ripulita e si sono liberati della propria feccia. E l’hanno spedita qui. Così noi abbiamo la nostra e la loro. Ora ci intimano pure di trattarla con tutti i riguardi, e di non provare a rispedirla al mittente. Già la nostra, di Feccia, aveva provveduto a spalancare le porte delle carceri, per salvare altra feccia (Feccia?); ora ci troviamo in un letamaio. Sempre la nostra Feccia, finanzia missioni di guerra in terra straniera a scapito di quella che sarebbe l’ordinaria amministrazione in patria, per la quale, ci dice, non ci sono i fondi. Così si è sparsa la voce che da noi la feccia regna sovrana. Ladri, criminali, assassini, stupratori, ma anche poveracci, disperati e reietti altrove indesiderati, sperano di rifarsi una vita qui. Ciascuno secondo le proprie competenze. E noi? Noi cittadini? Dobbiamo subire? Ci dicono che non è giusto farsi giustizia da soli e l’esempio viene dal ministro della giustizia nel caso De Magistris. Cara Feccia, la giustizia che mi faccio io sarà sempre migliore di quella che fai tu! Intendiamoci: l’intolleranza è sbagliata. E’ una generalizzazione senza senso. Bastonare gli stranieri è gravissimo, inaccettabile. Due sole sono le cose da fare: eliminare la Feccia, quella con la F maiuscola. Farsi dire chi c’è dietro (altra FECCIA, senza dubbio, ma tutta maiuscola) e ripulire bene, sterilmente direi. Per i criminali (la feccia) galera o corda. Attenzione, ho detto criminali, non poveracci. Senza moralismi. Chi non riconosce i fondamentali diritti altrui, non si deve azzardare a reclamarne di propri. Tutti dovrebbero nascere liberi. I diritti di tutti dovrebbero essere garantiti. Ma nel corso della propria vita, si deve dimostrare, o per lo meno, si deve fare di tutto, per meritarseli, questi diritti. Senza moralismi. La FECCIA biancovestita, col suo ghigno vampiresco, reclama, assieme ai suoi neri servitori, accoglienza. Quanti bisognosi sono accolti nei giardini vaticani? Basta! Lui è uno di coloro che stanno dietro, è uno di quelli che tutela i propri interessi, è uno di quelli tutti maiuscoli. Cerca di tenerci buoni, con le storie del perdono e della carità cristiana, virtù che si vanta di praticare, tacendo il fatto che lo fa con soldi nostri e ci ha costruito un impero.
Non sono comunista, non sono fascista e non sono razzista. Le regole devono valere per tutti, indipendentemente dal colore e dalla religione, non c’è burka o croce che tenga. Non mi dite che la pena capitale è incivile, se l’alternativa è ancora più rozza: criminali a piede libero, grazie alle attenuanti generiche, l’infermità mentale, la condizionale o, peggio, l’indulto. La pena capitale è purtroppo (o per fortuna) irreversibile. Se sbagli, non c’è rimedio. Ma con la FECCIA e con la Feccia puoi andare sul sicuro. Per quanto riguarda la feccia, quella normale, quella che gira per strada con noi, è sufficiente un po’ più di controllo, un po’ più di fermezza ed un mondo più giusto. Ricordiamoci che se alcuni non hanno di che vivere e sono senza alternative, è perché altri ne hanno in abbondanza. Ricordiamoci che le religioni e le fazioni politiche servono a dividerci e contrapporci. Ricordiamoci che non sono i bambini ad essere la nostra speranza, siamo noi adulti ad essere la loro rovina. Ricordiamoci che la più grande vittoria del demonio non è stata di convincerci che non esiste, ma di assicurarci di essere buono.
Quando ci ricorderemo di tutto questo, allora avremo compiuto il primo passo verso un mondo migliore.

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