mercoledì, novembre 14, 2007

I fatti di Badia al Pino


Di Gabriele sappiamo tutto, noi che non lo abbiamo conosciuto vivo. Faceva il DJ, era della lazio, la sua famiglia possiede un negozio di abbigliamento. Tutto qui? Vogliono farci credere che sia così. Anzi, dicono che la cosa più importante della sua vita fosse la lazio. L’hanno marchiato come tifoso, salvo aggiungere che era un bravo tifoso, di quelli moderati. Questo perché? Secondo me solo per unire con un ipocrita filo, nemmeno tanto sottile, la vicenda della sua morte con il mondo del calcio. Non prendiamoci per il naso! Un folle ed irresponsabile gesto di un agente di polizia, che sembra essere passato dalla parte dei buoni a quella dei cattivi nel brevissimo tempo della corsa di un proiettile, non centra nulla con il calcio. Da 40 o 70 metri non poteva vedere chi era presente sul sedile posteriore di quell’auto, tanto meno mirare al collo. Ma doveva sapere, non ci sono altre possibilità, che in quel modo poteva uccidere chiunque. Avrei potuto essere io, oppure un bimbo sul suo seggiolino, o la sua mamma. I quali non stavano recandosi a vedere un incontro di calcio. E allora parleremmo di tutt’altra storia. Ma, evidentemente, fa comodo (a chi?) così. Amato ha detto che nulla sarebbe accaduto se non ci fosse stata una rissa (?) in quella stazione di servizio. Vero. Concordo in pieno. Aggiungo anzi, che il problema delle risse non si presenterà più: la gente ha capito che oltre ai pugni potrebbe arrivare anche qualche pallottola.
La Feccia non ha perso tempo, ha rispolverato il suo frasario di circostanza, udito tante volte in precedenza: “il cordoglio”, “faremo luce”, “la famiglia”, “saremo inflessibili”, “la verità”. La verità. La verità è che la Feccia non sa, o non vuole, risolvere i problemi. Però li sposta. Da qui a lì. E per magia ci appaiono sotto una luce diversa. Così sembra che qualcosa sia stato fatto. Dopo i fatti di Catania, che nulla hanno a che fare col calcio, i rimedi proposti sono stati rigorosamente applicati? Sono serviti a qualcosa? No. Ad entrambe le domande. E allora di che stiamo parlando? I tifosi non sono quelli che girano armati di spranghe, coltellacci e forse pistole, alla ricerca di uno scontro. I tifosi sono persone che amano la propria squadra, parteggiano per essa, e talvolta la seguono. Basta. Non c’è altro. I delinquenti sono una cosa diversa. Non chiamiamoli tifosi per mascherare il fatto che per le nostre strade si permette ad essi di camminare liberamente.
Fermare il calcio è inutile. Un dispiacere per quelli come Gabriele. Un affare per i delinquenti.
Quello che ci hanno raccontato di Gabriele, è quasi zero. Era un fratello, era un figlio, era un amico, e chissà quante altre cose, magari nemmeno tutte positive. Chissà quante cose ancora era, e avrebbe voluto essere.
Di me, se dicessero che sono romanista e ascolto i Pink Floyd, non avrebbero detto nulla.
Da papà, vorrei non vivere mai il dolore dei genitori di Gabriele.
Da cittadino, vorrei i delinquenti in galera. Ma vorrei vederceli invecchiare. Vorrei che lavorassero per pagare tutti i danni causati. Vorrei vedere la speranza scomparire dai loro sguardi, anno dopo anno. E vorrei lo stesso per la Feccia.
Come ho già detto, in questi casi non c’è giustizia. Giustizia sarebbe: Gabriele a casa coi suoi, e l’agente in carcere. Ma non si può. E allora che sia la giustizia desiderata dalla famiglia Sandri.


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