venerdì, marzo 30, 2007

La Nota della cei

Ciao,

ho letto la famosa "nota della cei". Non voglio entrare nel merito di ciò che pensa la chiesa: esiste la libertà di pensiero (che, tra l'altro, la chiesa ha osteggiato a lungo nella sua storia...). Aggiungo inoltre che, a mio parere la chiesa, o qualunque altra autorità religiosa, ha il diritto di rivolgersi ai propri fedeli: esiste la libertà di parola.

Detto ciò, mi preme contestare i vescovi quando affermano di non avere "interessi politici da affermare": quando si tratta di eventi, congressi, incontri, presentazioni, conferenze inerenti la politica sono sempre seduti in prima fila, a volte sonnacchiosi, ma presenti (basta guardare i telegiornali).

Il punto precedente è tanto vero che, poche righe dopo, si trova il seguente passo: "Una parola impegnativa ci sentiamo di rivolgere specialmente ai cattolici che operano in ambito politico. Lo facciamo con l’insegnamento del Papa nella sua recente Esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum Caritatis: «i politici e i legislatori cattolici, consapevoli della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi particolarmente interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana», tra i quali rientra «la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna» (n. 83)." Ovviamente il "non abbiamo interessi politici da affermare" a questo punto è chiaramente una falsità. A questo proposito ricordo qualcosa che suona più o meno così: Non dire falsa testimonianza...

Ma andiamo avanti: "In particolare ricordiamo l’affermazione precisa della Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo cui, nel caso di «un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge» (Considerazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 3 giugno 2003, n. 10)."

Mi pare evidente che quando ci si rivolge non a tutti i fedeli, ma solo ad alcuni, più influenti degli altri, affinchè decidano per tutti, si stia esagerando. Questo è intollerabile. La chiesa parli pure liberamente, ma non si azzardi a suggerire, nè tantmeno ad imporre ai politici credenti come votare all'interno del parlamento di un'altra nazione. Non mi pare nemmeno tanto casuale il riferimento alle fiamme eterne dell'inferno di paparazzy di pochi giorni or sono: mi sa tanto di minaccia...

E ancora: "Il fedele cristiano è tenuto a formare la propria coscienza confrontandosi seriamente con l’insegnamento del Magistero e pertanto non «può appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società» (Nota dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, 24 novembre 2002, n. 5)."

In conclusione, trovo assolutamente amorale il comportamento della chiesa. Non so se le cose potrebbero migliorare, tuttavia spero presto di aggiungere nuovi francobolli alla mia collezione di sedi vacanti.



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