venerdì, maggio 18, 2007

Dio



Ciao,
sono tempi difficili, questi. Ma non ci possiamo lamentare: i tempi facili non sono mai esistiti, mentre quelli difficilissimi si.
I politicanti, i potenti, i preti, il sistema. Chi ci crede può sempre sperare in Dio. La giustizia? No, quella non esiste. Casomai la vendetta…
Ma questo benedetto dio esiste oppure no? Fior di pensatori, filosofi e matematici hanno trascorso la propria vita nel tentativo di dimostrarne l’esistenza. Non sono riusciti a stabilirne neanche la necessità. Ma supponiamo pure che esista. Cosa potremmo dire di lui? Ammettiamo che abbia creato l’universo e quindi anche il nostro mondo. Certamente non si è rivelato all’umanità intera, altrimenti non avremmo quel coacervo di religioni che ci ritroviamo (a dire il vero molte di esse, sembrano proprio frutto di fantasie un po’ deviate…), ma tutti saremmo d’accordo nel credere nello stesso dio. Dunque dobbiamo ritenere che stia da qualche parte, magari osservando, magari occupandosi di altro: non ci è dato saperlo. Il punto secondo me è: interviene lui nella nostra vita, nelle vicende terrene? Se adottasse un criterio di giustizia ed equità, sicuramente no. Infatti, soprusi, crimini, delitti, sono all’ordine del giorno senza che alcuno dei colpevoli sia fulminato all’istante. E nemmeno a dire che i più deboli, coloro che subiscono, abbiano a godere di un qualsivoglia risarcimento. Possiamo ritenere con certezza che questo tipo di giustizia non fa parte del nostro mondo. Chiediamoci allora se possa intervenire secondo altri criteri. Ad esempio il criterio opposto. Per come vanno le cose è sicuramente da ritenersi più probabile, ma in tal caso la speranza e la fede non avrebbero alcun significato. L’unica alternativa ragionevole è la sua astensione da qualsiasi intervento. Miracoli compresi. E da uno scenario di questo genere deriverebbero una serie di considerazioni interessanti. Ad esempio, sarebbe vana ogni invocazione di intervento, ogni richiesta di grazia, ogni voto, ogni preghiera. Ma sarebbe impossibile anche distinguere tra bene e male, almeno secondo quella che dovrebbe essere l’interpretazione che lui ne avrebbe. Questo perché tra noi e lui non ci sarebbe mai stato alcun contatto. Ma in questo caso, come l’uomo ha potuto partorire l’idea di dio? E comunque, buoni o cattivi, saremmo tutti sullo stesso piano, di fronte a lui? Inoltre, sarà vero che le nostre azioni saranno sottoposte a giudizio? E a che scopo? In effetti l’esistenza di dio non presuppone affatto l’immortalità della nostra anima, ed il suo destino in base al comportamento durante la vita terrena. Questa sembra anzi una speranza dell’uomo, il quale teme la morte in quanto assoluta e definitiva. Tutto potrebbe esaurirsi allo scadere del tempo, al termine del ciclo vitale, semplicemente perché dio ha voluto che fosse così.
Nessuna, tra le grandi religioni, è capace di fornire risposte esaustive e convincenti. Alcune, al contrario, sostengono tesi assurde e paradossali, puntando sulla fede, a volte sulla credulità, altre persino sulla paura.
Nessuna, tra le grandi religioni, prende in considerazione la possibilità che le cose stiano come le ho esposte, perché in tal caso esse non avrebbero motivo di esistere.
Nessuna, tra le grandi religioni, è stata rivelata direttamente da dio a tutta l’umanità, quindi tutte ammettono una certa subdola forma di razzismo da parte di dio stesso.
Tutte le grandi religioni, chiamano o hanno chiamato, e sicuramente chiameranno di nuovo, i propri adepti, alle armi in nome di dio e della propria fede.
Tutte le grandi religioni ricorrono a dio per giustificare se stesse, nessuna esiste per giustificare dio.
Tutte le grandi religioni sono inutili (ma provvidenziali per coloro che le guidano).
Tutte le grandi religioni sono dannose.
La spiritualità, la fede, la sensibilità nei confronti del trascendente, sono proprietà dell’individuo, non della collettività. Credere o non credere non è una scelta, è un fatto che riguarda il singolo.Relativismo? Chiamatelo come volete, a me sembra giusto così e non ci vedo nulla di male. Forse perché non ho nulla da perderci.

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