martedì, dicembre 05, 2006

Iraq

Ciao,

all'indomani del termine della missione italiana, mi permetto di fare un commento. In realtà sono stato tentato più volte di farlo prima, specialmente nel mese di novembre, a partire dal 2004, ma poi ho rinunciato.

Prima di tutto vorrei sapere perchè è stato necessario un intervento armato, perchè di questo, evidentemente, si è trattato. Nessuno mi dirà la verità, quindi tirerò ad indovinare. Gli americani ci hanno propinato la falsa storia delle armi di distruzione di massa, sapendo bene che non se ne sarebbero trovate. Lo so che una scusa deve innanzi tutto essere plausibile e questa non lo è, ma che ci posso fare se chi l'ha ideata è stato poco lungimirante? Allora forse lo scopo (segreto?) della guerra era di rovesciare il regime di Saddam, ritenuto, senza prove, un sostenitore di Al Qaeda e, non senza ragione, un oppressore del popolo iracheno. Forse. Ma se così fosse non sarebbe stato necessario inventare la scusa di cui sopra. Eppoi si deve dimostrare che le stesse forze della coalizione non opprimono gli iracheni. Oppure, dopo i fatti dell'11 settembre, comunque siano andate le cose quel giorno, si doveva fare qualcosa. E questo qualcosa si chiama guerra, non importa tanto, contro chi. Bisognava trovare una valvola di sfogo. L'Iraq era il bersaglio predestinato: c'era un cattivo (Saddam) consolidato e fortemente indebolito, il territorio era conosciuto fin dalla Guerra del Golfo del 1991. La scusa delle armi di distruzione di massa servì per salvare le apparenze ed ottenere il beneplacito dell'ONU.

E' vero, si invase anche l'Afghanistan, ma la situazione era differente. Anche lì c'era (forse) il cattivo Bin Laden (e anche i Talebani), ma si era ben consci che catturarlo sarebbe stato quasi impossibile: gli afghani sono tosti, come ben sanno gli ex-sovietici, e tra le montagne ci si nasconde bene.

Quindi, si diceva, attacchiamo i paesi canaglia (l'Iraq per primo) e acciuffiamo i cattivi. Però nessuno ha mai evidenziato legami così evidenti tra questi paesi e Al Qaeda, quanto quelli tra i Bush e Bin Laden.

Al momento, in Afghanistan stanno tornando i Talebani: a parte i morti e gli sciancati non è cambiato molto...

Ma torniamo all'Iraq. Come da copione, in poco tempo si arrivò a Baghdad: il 19 marzo 2003 iniziò la guerra, il 9 aprile fu abbattuta la statua di Saddam. Poi però le bugie iniziarono a venir fuori: le armi non c'erano e gli americani non si comportarono come una forza di liberazione. In effetti, fecero di tutto per indispettire, umiliare e maltrattare gli iracheni. Invece di ricercare l'appoggio della popolazione se la sono inimicata. E la ribellione ha preso piede. Oggi si inizia a parlare di sconfitta. Ma gli americani sono ancora lì. E se non se ne volessero andare? Potrebbe essere una strategia per essere presenti in una zona del mondo fondamentale per i loro interessi. Saranno contenti gli israeliani...

Noi, invece, siamo andati via. Alcuni dei nostri militari hanno messo da parte un bel gruzzoletto finanziato da tutti gli italiani. Altri non ci sono riusciti, ma almeno le loro famiglie non moriranno di fame.

Certo che, se stasera, bussando col fucile, si presentasse a casa mia un tizio in uniforme armato fino ai denti, farebbe non poca fatica a convincere me e la mia famiglia che è venuto a portare la pace...

Con questo non voglio denigrare nè tantomeno giudicare nessuno, ma non credo che alcun soldato, di qualunque nazionalità, in tutta coscienza ed onestà possa credere veramente di aver partecipato a questa campagna solo ed esclusivamente per fare del bene al popolo iracheno. Chi ha questo scopo, lo persegue senza armi, con molto coraggio, e, spesso, senza fortissimi incentivi in busta paga.

Letture consigliate: Thomas E. Ricks, "Il grande fiasco" (Longanesi)


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